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  (ogni singolo annuncio, rimarrà visibile online per circa 12 mesi dalla data d'inserimento)

 Inoltre  per i soli colleghi iscritti al nostro sindacato, che ne facciano richiesta, prestiamo piena assistenza nella ricerca della mobilità (anche attraverso i nostri referenti sui territori) e per tutto l'iter burocratico.

Si prega tutti coloro che abbiano ottenuto la mobilità, di darne comunicazione per cancellare la richiesta.

                                                Si ringrazia per la fattiva collaborazione

IL Segretario Generale Nazionale Daniele Minichini


::news anteguerra::

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Napoli: Accuse di clientelismo e buste paga truccate .I caschi bianchi: basta veleni, vogliamla verità

Immagine della News Notizia n° 4   del: 29/01/2006 [18:24]   Autore: Segretario generale

Napoli: Nuovo filone nell’inchiesta sugli stipendi gonfiati al Comune: una denuncia presentata in Procura dal consigliere di An Pietro Diodato chiama in causa questa volta il corpo dei vigili urbani. Nella denuncia si parla di straordinari elargiti in modo clientelare; stipendi netti che superano anche i 5mila euro; vigili che risultano aver lavorato 18 ore al giorno per anni, senza un’ora di ferie, di malattia e di permesso. Sarebbero coinvolti ufficiali e agenti della Polizia municipale (iscritti a uno stesso sindacato), che avrebbero percepito, tra il 2001 e il 2004, stipendi molto più alti rispetto a quelli di altri colleghi attraverso l’istituto della produttività.

 
 
Vigili urbani in subbuglio. Un centinaio i caschi bianchi che, secondo la denuncia di Diodato, avrebbero guadagnato migliaia di euro per anni con la falsa produttività. L’esponente di An ha denunciato sia un ex sindacalista della Cgil Funzione Pubblica che altri dello Snavu, il maggior sindacato di categoria. «Ma solo domani farò i nomi precisi». Secondo Antonio Santomassimo, attuale segretario della Fp Cgil, «è necessario che chi è a conoscenza di fatti specifici faccia i nomi, in caso contrario ci cauteleremo presso gli organi competenti per il danno e la delegittimazione subita». Santomassimo spiega che «la Fp Cgil è la prima ad essere interessata alla verità e alla lotta ad ogni eventuale distorsione nelle relazioni sindacali, occorre però fare chiarezza sui fatti e sui nomi. Solo così, sarà possibile dare corso ad una seria analisi e ad interventi sul cammino delle regole per le quali da anni ci battiamo». Accuse pesanti, però, soprattutto contro lo Snavu. «Intanto Diodato ci spiegasse con quali fondi ha organizzato la sua ultima campagna elettorale, miliardaria, per le regionali» controbatte Salvatore Guerriero, consigliere comunale Ds e soprattutto una delle colonne storiche dello Snavu. «Non c’è nessun malcostume nel corpo, si tratta di gente che lavora. Diodato non sa che la polizia municipale è l’unica categoria che dal ’93 svolge tutte le attività di produttività fuori dall’orario di servizio». Per Guerriero «si tratta di una denuncia vecchia, reiterata 3-4 volte e fatta di nuovo in questo momento perché Diodato non può sopportare i passi da gigante che ha fatto la riforma del corpo». Anche «semplici» cittadini commentano l’accaduto. Angelo Guerriero, pensionato, rammenta «l’ultimo aumento ai dirigenti comunali per aver raggiunto gli obiettivi prefissati: in questa storia hanno vigilato proprio bene».
Fonte : Il Mattino

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SORRENTINO LEGGE BOCCA (E SONO GUAI)

Immagine della News Notizia n° 3   del: 28/01/2006 [23:24]   Autore: Segretario generale

 

Trompe_casoboy

Piero Sorrentino legge Napoli siamo noi di Giorgio Bocca: e ne scrive per il Corriere del Mezzogiorno. Aprite l'ombrello.

Il cinico non è adatto a questo mestiere, recita il titolo di un bel libro – intervista di Ryszard Kapuscinski con Maria Nadotti. E il mestiere del titolo è ovviamente il giornalismo. Leggendo l’ultimo libro di Giorgio Bocca su Napoli, Napoli siamo noi (pagg. 134, 14 euro, Feltrinelli) si è spinti a integrare il titolo di Kapuscinski con una chiosa non del tutto superflua: Il cinico (e il distratto) non sono adatti a questo mestiere.

 

 

Era da tempo che in un così smilzo volumetto (talmente smilzo che l’editore s’è visto costretto a rimpolparlo con decine e decine di pagine bianche: su 134 fogli, quelli effettivamente stampati sono poco meno di 108) non si riscontrava una così imbarazzante serie di errori, incongruenze, refusi, inesattezze. Qui di seguito se ne prova a dare un’idea. Con un’avvertenza di non esaustività del rapporto: la pioggia era così fitta che qualche goccia può essere scivolata via, non vista. E la si affida agli occhi attenti dei lettori.

 

 

Pag. 5 : “Lungo la tangenziale avvengono anche molti scippi classici; due in motoretta raggiungono la donna con la borsetta a tracolla e gliela tirano via con una frustata”. È un’immagine potente, rabbiosa. Peccato solo che lungo la tangenziale di Napoli, come lungo le tangenziali del resto d’Italia, la circolazione ai pedoni e alle motorette sia vietata dal codice della strada, e che lo scippo descritto sia perciò impossibile.

 

 

Pag. 27: “Bassolino, che è di Avellino (…)” Antonio Bassolino è originario di Afragola.

 

 

Pag. 31 (e per tutto il libro) : “Rosa Russo Jervolino è di madre altoatesina (…)” Sarebbe bastato una rapida verifica sul sito ufficiale del Comune di Napoli per scoprire che il cognome del sindaco si scrive Iervolino, con la i.

 

 

Pag. 32: “La famiglia di Annalisa Durante, la ragazza trucidata per uno sguardo (…)”. Uno sguardo? Qui Bocca evidentemente si confonde con altri tristi casi di cronaca nera napoletana. Annalisa Durante è stata uccisa da un gruppo di fuoco della camorra a Forcella, vittima innocente di uno scontro tra clan che si contendevano il controllo del territorio.

 

 

Pag. 38: “L’intera famiglia Fabbricini in guerra (…)”. Anche qui una leggerezza ortografica. Il clan si chiama Fabbrocino.

 

 

Pag. 42: “I Mazzarella di Sarno”. Sarno? Il clan Mazzarella è di san Giovanni a Teduccio.

 

 

Pag. 46: “Quattro carabinieri del nucleo che non portano la divisa vengono scambiati per scissionisti e trucidati”. Qui, al di là della incerta sintassi e della traballante concordanza, Bocca sfiora il surreale. Quattro carabinieri morti, anzi, no, di più, addirittura trucidati? Dove? Come? Quando? Possibile che di un così grave fatto di sangue non ce ne ricordiamo? Siamo così anestetizzati alla violenza che abbiamo rimosso dalla memoria, come un file superfluo, il tributo di sangue pagato da 4 giovani carabinieri, massacrati solo per essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato? No,  niente di tutto questo. La realtà, i fatti, sono per fortuna, almeno questa volta, meno gravi. Il riferimento è allo scorso ottobre, quando – di ritorno a casa dopo una serata in pizzeria – quattro marescialli dell’Arma, in borghese, vennero scambiati per scissionisti, affiancati da una vedetta della camorra e colpiti con una mitraglietta. Per fortuna se la cavarono con poco, ferite superficiali medicate al pronto soccorso per tre di loro (uno degli agenti rimase illeso) e tanta paura Pochi giorni dopo lo specchiettista a guardia della strada, forse spinto dallo stesso clan messo sotto pressione dai carabinieri, si costituì in caserma e ammise l’errore. Insomma: una brutta storia finita tutto sommato bene. Non per Giorgio Bocca. Per lui a Napoli si muore anche quando si resta vivi.

 

 

Pag. 52: “Il cardinale di Napoli Giordano (…) è nato il 26 ottobre 1930”. Errore: Michele Giordano è nato il 26 settembre 1930 (anche qui, un rapido giro in Rete non avrebbe fatto male).

 

 

Pag. 81: “Scampia, il quartiere alto di Napoli (…)”. A Napoli il “quartiere alto” è il Vomero, altro che Scampia.

 

 

Pag. 92: “A Napoli lo psichiatra Ceravolo ha inventato una maglietta con su stampata una finta cintura di sicurezza e assicura di averne vendute molte”. Vecchia e stracotta bufala mediatica, che evidentemente solo questo maestro del giornalismo ancora non conosce. In realtà lo psichiatra Ceravolo, qualche anno fa, non fece altro che inventarsi una finta notizia (secondo cui, appunto, a Napoli vanno via come il pane t-shirt con una cintura di sicurezza stampata sopra) dandola in pasto ai media, e dimostrando così come il sistema dell’informazione spesso si beva tutto o quasi, con superficialità e approssimazione. Sarà contento Ceravolo di avere avuto una così autorevole conferma alle sue teorie.

 

 

Pag. 98: “Ma la Jervolino, che non nasconde neppure la sua voce roca (…)” Roca? Roca è la voce di Paolo Conte, di Sandro Ciotti, di Ferruccio Amendola. Roca è una voce cupa, sommessa, bassa. Quella del sindaco sarà al massimo stridula, o alta.

 

 

Pag. 99: “De Felice ha anche il fisico da Rambo”. Antonio De Felice è lo zelante ispettore della polizia municipale che si occupa di auto clonate. Ma il soprannome, nella migliore tradizione dei contronomi, è evidentemente ironico (a chi abbia visto almeno una volta De Felice, e non pare il caso di Bocca). De Felice è basso e magro, ha la faccia secca e lunga e la testa liscia alla sommità, coi capelli bianchi e lunghi solo ai lati. Tutto meno che un fisico da Rambo insomma.

 

 

Pag. 123: “L’amministrazione comunale di Tufini (…)”. Tufini ovviamente sta per Tufino.

 

 

La ricognizione si conclude qui, con una ennesima citazione dal libro. Ma questa volta è, temiamo, una citazione pienamente condivisibile, e uno straordinario, e involontario, autocommento al volume: “Siamo tornati a discutere come all’inizio del Novecento le teorie antropologiche sulla criminalità, se essa sia nativa o razzista, per cui agli occhi di un leghista, ma anche di benpensanti, un napoletano, un calabrese, un siciliano, sarebbero più vicini alle scimmie che agli uomini”.

 

(l'immagine: Escaping criticism, Pere Borrell del Caso, 1874)

tratto da http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/

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I vigili di Napoli sulla "Bocca" di Giorgio

Immagine della News Notizia n° 2   del: 27/01/2006 [22:11]   Autore: Segretario generale
Sul nuovissimo libro di Giorgio Bocca intitolato "Napoli siamo noi" è trattato criticamente l'argomento Vigili Urbani di Napoli, esattamente si tratta del capitolo 24 a pagina 97. Viene riportata la versione integrale di questo capitolo allo scopo di evidenziare come  "l'intellettualità" si sia avvicinata solo marginalmente al "difficile mestiere di vigile urbano" senza veramente analizzare tutti gli aspetti e le difficoltà con le quali questo "mestiere" deve continuamente misurarsi. Tra errori, a volte evidenti e mezze verità, non ci resta che leggerci cosa pensa di noi Giorgio Bocca.
Il difficile mestiere di vigile urbano
Fare il vigile urbano a Napoli non è facile; un vigile è stato denunciato giorni fa per non essere intervenuto a impedire una rapina. Era fermo in automobile e non si è mosso anche se davanti a lui guardie e ladri stavano sparando. Fra i vigili ci sono anche quelli che appartengono alla rara e quasi incredibile specie umana degli eroi, quelli che prendono dallo stato o dal comune paghe da fame ma si fanno ammazzare come nei racconti di De Amicis, e poi alla vedova consegnano la medaglia d'oro alla memoria. E poi ci sono gli altri, quelli che sequestravano le automobili in sosta vietata e poi le rivendevano all'estero, quelli che rubano e quelli che semplicemente seguono le due grandi scuole napoletane. La prima, in cui eccelse Antonio Gava, è "accettare la vita e la politica in negativo", vale a dire convivere con il peggio sapendo che a volerlo correggere si può causare un disastro; e la seconda è di "pomicizzare", un attivismo spumeggiante dagli esiti imprevedibili ma sicuramente dissipatori. I vigili urbani di Napoli hanno sempre rappresentato un problema irresolubile per molte ragioni. La prima è che essendo quattromilacinquecento formano un bacino elettorale che ogni uomo politico deve tenersi buono anche a costo di sopportarne i ricatti. Fra le opere buone e coraggiose del sindaco Russo Jervolino le è riconosciuta quella di essersi liberata di un comandante dei vigili inamovibile, uno che sapeva troppe cose non confessabili per essere messo alla porta. Ma la Jervolino, che non nasconde neppure la sua voce roca, lo ha fatto. Ci sono i vigili che non si accorgono che in molte farmacie si fanno false ricette, si smerciano medicinali rubati. È uno dei modi di accettare la vita in negativo: trenta-sette farmacisti sono stati denunciati ma nessuno è stato in prigione. E come sarebbe possibile mandarceli, visto che i medici che rubano sono centinaia e che a Bacoli erano tutti d'accordo, nella Asl, a falsificare tutto: certificati, diagnosi, cure. Una piaga dei vigili di Napoli è la sindacalizzazione e le specializzazioni. Dei duemilacentocinquanta in servizio quattrocento non sono in pratica disponibili perché fanno lavoro sindacale, non possono essere impiegati lontano da casa, possono rifiutare incarichi non contemplati dal loro statuto come fare servizi attivi. Il vigile che ha assistito senza muoversi a una rapina ha subito dichiarato che un vigile "non ha compiti di polizia", come quel sindaco di Palermo che in una conferenza stampa dichiarò che "fra i compiti di un sindaco non c'è quello della lotta alla mafia". I disponibili ai servizi si sono specializzati in nuclei. Nucleo per la protezione turistica, nucleo per il traffico, nucleo per la sorveglianza dei pontili. C'è anche un nucleo investigativo esentato dall'indossare la divisa e uno che dovrebbe controllare gli ambulanti, i quali per la tradizionale e quasi sacra tolleranza totale sono visibili e indisturbati in tutta la città, per non parlare del nucleo disciplina trasporti, che dovrebbero sorvegliare i tassisti abusivi che stanno tranquillamente in coda all'aeroporto e agli ingressi degli alberghi. Per anni il nucleo disciplina trasporti non si è accorto che nelle officine dell'azienda comunale gli autobus venivano sistematicamente sabotati e spogliati. Per la tenacia dimostrata in servizio, lo zelo nel perseguire i furbi e i trasgressori della viabilità era chiamato dai suoi colleghi Rambo. La sua specialità scoprire le automobili truccate e clonate. Ma nel giugno di questo anno si viene a sapere che il vigile Antonio De Felice è stato sospeso dal servizio, gli è arrivato fra capo e collo un procedimento giudiziario con l'interdizione dai pubblici uffici. La procura ha sequestrato una settantina di pratiche che portano la sua firma con timbri che sembrano contraffatti, atti di servizio, notifiche di sequestri di auto e ciclomotori. De Felice ha anche il fisico da Rambo: barba lunga, giubbotto antiproiettile. Il comandante dei vigili urbani lo aveva promosso caposquadra del nucleo "auto clonate". Una sorpresa? Proprio una sorpresa no, lo avevano già sospeso una volta, già censurato. Ma prima della sospensione faceva l'agente in un'unità operativa di Pianura. Non è escluso che torni in servizio come sono tornati i politici inquisiti per la grande rapina del terremoto. Dopotutto è un vigile che si da da fare, che vanta nel suo curriculum migliaia di denunce e di sequestri. Non è facile comandare i vigili urbani a Napoli. Un vigile ha presentato al comando un certificato medico nel quale si spiegava che "non può assumere posizioni erette prolungate". Un altro ha consegnato una documentazione clinica nella quale si attesta che "non può prestare servizio dove ci sono i rumori del traffico". Il comandante Carlo Schettini ha scritto all'amministrazione comunale che la legge 104 consente a un dipendente di evitare il trasferimento nel caso in cui un familiare sia ammalato. Schettini ha chiesto e ottenuto l'abolizione della legge perché erano duecento i vigili che vi avevano fatto ricorso. A prestare servizio in strada ci sono soprattutto gli anziani, mentre gli ultimi assunti, circa quattrocento, preferiscono il lavoro d'ufficio. Al comando dei vigili occorre essere esperti in filologia. La dottoressa Linda D'Ancona ha respinto il rifiuto di duecento vigili a essere trasferiti affermando che "non di trasferimento si trattava ma di semplice spostamento nella stessa città". Poi ci sono i permessi di studio per gli iscritti all'università o anche solo a corsi di lingua, con cui si evitano i turni di notte e i festivi. I vigili addetti ai parcheggi abusivi non vengono sostituiti quando sono in ferie, cioè nei periodi estivi di maggior lavoro. Così i parcheggiatori abusivi continuano a lavorare su tutto il lungomare. Ma fare rispettare la legge a Napoli si traduce quasi sempre in un aggravamento dei problemi. Dice il capo del gruppo antiabusivi Michele Esposito: "Non possiamo mettere le strisce blu per impedire la sosta dappertutto, andremmo contro la strategia del piano generale del traffico urbano". I posteggi più frequentati sono nelle mani della camorra, un affare di parecchi milioni di euro l'anno, tutti nelle mani dei "guardamacchine" camorristi. Nei posti dove parcheggiare è più difficile i guardamacchine chiedono cinque euro. Per sfuggire ai sequestri i guardamacchine passano continuamente l'incasso ai figli minorenni. Poche le donne che lavorano nei posteggi e tutte legate a un clan.
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