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 Inoltre  per i soli colleghi iscritti al nostro sindacato, che ne facciano richiesta, prestiamo piena assistenza nella ricerca della mobilità (anche attraverso i nostri referenti sui territori) e per tutto l'iter burocratico.

Si prega tutti coloro che abbiano ottenuto la mobilità, di darne comunicazione per cancellare la richiesta.

                                                Si ringrazia per la fattiva collaborazione

IL Segretario Generale Nazionale Daniele Minichini


LA RIFORMA DELLA POLIZIA LOCALE SPERANZA O ILLUSIONE?   Stampa questo documento dal titolo: . Stampa

Molti hanno letto l'articolo, qui sotto riportato, con molto scetticismo che non possiamo condannare viste le mille promesse politico-sindacali del passato.

D'altra parte, nel nostro piccolo, abbiamo sempre lottato e continueremo a farlo per un giusto riconoscimento della nostra categoria e per migliori condizioni lavorative al pari delle altre forze di polizia.

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Controllo del territorio

L’IMPEGNO NELLE CITTÀ

Sicurezza. L’obiettivo del progetto è di fare entrare i 60mila vigili urbani tra i corpi armati

La richiesta.

I comuni tornano a spingere per non contare le spese nel Patto di stabilità

Più poteri alla polizia locale

Con la riforma in arrivo aumenteranno compiti e dotazioni

Gianni Trovati

 Archiviata la vacanza elettorale,il Parlamento riprende il filo dei discorsi interrotti e ritrova ai primi punti dell’ordine del giorno la costruzione del «sistema integrato di sicurezza » a livello locale.

 Il disegno di legge sulla sicurezza, che dà più poteri ai sindaci nel controllo su cambi di residenza e occupazioni abusive, regolamenta le ronde e porta a 500 euro le sanzioni minime delle ordinanze antidegrado, aspetta l’ultimo via libera dal Senato.

 E dietro di lui scalpita la riforma della Polizia locale(primo firmatario il senatore Maurizio Saia,Pdl), che ha già ricevuto un’incoraggiante pacca sulla spalla dallo stesso ministro dell’Interno Roberto Maroni e che promette di far entrare a pieno titolo i 60mila ex vigili urbani tra i corpi armati impegnati nella pubblica sicurezza e nelle funzioni di Polizia giudiziaria.

Di sicurezza porta a porta, insomma, si parlerà ancora molto,visto il sicuro dividendo di consenso che l’argomento si porta con sé.

La conferma, puntuale e precisa è arrivata il 6 e 7 giugno; non solo dall’onda lunga della Lega, ma anche dalle realtà in cui il Pd ha  limitato  i danni conquistando ballottaggi o posizioni di testa tutt’altro che scontate alla vigilia.

Come a Bari, in Provincia di Milano o a Padova, dove l’insistenza sul tema da parte del sindaco Pd Flavio Zanonato (che è anche delegato Anci sulla sicurezzaurbana) ha rialzato il partito di Franceschini fino a quota 28,4% (contro il magro 20,3% ottenuto a livello regionale), cioè la stessa percentuale ottenuta a livello regionale dalla Lega (che a Padova si ferma all’11%): e lo «sceriffismo» vero o presunto di Zanonato domina il dibattito verso il ballottaggio.

Mentre il Ddl sicurezza sta per aumentare di nuovo i compiti dei sindaci, la riforma della Polizia locale ora all’esame in commissione al Senato prova ad affinarne gli strumenti di intervento.

Il blocchetto delle multe,infatti, va sempre più stretto ai poliziotti comunali,e le novità contenute nel Ddl provano a tagliare definitivamente l’identificazione degli ex vigili urbani con il verbale sotto il parabrezza.

Il cardine del progetto è nella volontàdi far entrare a pieno titolo gli ex vigili urbani nel campo della «pubblica sicurezza» , superando le timidezze che la legge attuale (la 65 del 1986)mantiene nell’attribuzione delle funzioni di Polizia giudiziaria e, soprattutto, nelladotazione di armi.

Per centrare questi obiettivi, la norma in cantiere si muove sul crinale sottile dei rapporti con Regioni e autonomie,che sono i titolari della competenza sulla Polizia locale, per uniformare mezzi e organizzazione dei corpi,rompendo i confini regionali e locali che finora hanno limitato la dotazione di armi.

Il disegnodi legge,dopo aver chiarito che i poliziotti locali«portano senza licenza le armi in dotazione »,rimanda a un regolamento del Viminale, da adottare d’intesa con la Conferenza Unificata, la disciplina dell’armamento, precisando che il decreto dovrà individuare i requisiti psico-fisici per l’affidamento delle armi e gli obblighi di enti e personale sulla tenuta e sulla custodia di armi e munizioni.

Un altro regolamento, con lo stesso iter, dovrà unificare le uniformi e il colore dei mezzi di servizio.

Anche sui compiti di Polizia giudiziaria, il progetto è quello di forzare le rigidità della vecchia legge, sulla base del presupposto che in molte procure la prassi ha già impostodi superare i vincoli territoriali e di materia imposti dalla legge del 1986.

Tradotto in pratica, significa far lavorare i poliziotti municipali fianco a fianco con carabinieri e Polizia, permettendo loro l’accesso (previa individuazione dei soggetti autorizzati) alle banche dati del ministero dell’Interno, oltre a quelle di Pra,motorizzazione civile e Camere di commercio.

Se approvata in questi termini, la norma estenderebbe la platea di quanti possono consultare le informazioni del casellario giudiziario dei soggetti fermati,conl’unico limite fissato dai tradizionali vincoli di segretezza degli atti d’indagine, ampliando di conseguenza anche le esigenze di controllo sui flussi di informazioni.

Per completare il quadro, il progetto prevede la definizione di un contratto ad hoc per la Polizia locale,traghettando gli agenti municipali fuori dalle regole dei dipendenti di Regioni ed enti locali.

 In tempi di riduzione dei comparti pubblici,già annunciata dal ministro della Pubblica amministrazione, la cosa non è semplice, ma il confronto con Brunetta è già stato avviato e gli argomenti a sostegno non sono peregrini.

Difficile, infatti, regolare (e remunerare) adeguatamente le indennità di rischio, di disagio, di servizio festivo o notturno dei poliziotti locali con un contratto che nasce per gli impiegati dell’anagrafe o della ragioneria comunale.

Accanto agli incrementi economici, la prospettiva contempla però anche la razionalizzazione organizzativa, con gli stessi criteri seguiti per altri ambiti locali dal Codice delle autonomie in arrivo dal ministero della Semplificazione.

La leva è quella della gestione associata del servizio, che già oggi è seguita spontaneamente in molti Comuni ma che nel nuovo orizzonte diventerà obbligatoria.

Per costituire un corpo, infatti, saranno necessari 15dipendenti, e chi non metterà insieme le forze vedrà passare le competenze alla Provincia.

tratto da un articolo di gianni.trovati@ilsole24ore.com - IL SOLE 24 ORE



Pubblicazione del: 19/06/2009
nella Categoria News


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