Ill Gip Bruno Giordano ha convalidato l'arresto per i cinque peruviani fermati domenica scorsa al parco Cassinis di Milano in seguito a una mega-rissa che aveva coinvolto una pattuglia dei Vigili urbani a margine di una festa di un centinaio di sudamericani.
Diverse le conseguenze della decisione per i cinque peruviani: la ragazza incinta rimarrà libera; la madre 61enne della ragazza ha l'obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria; mentre l'altra figlia e i due uomini loro conoscenti rimangono in carcere. A tutti vengono contestati i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni e per la ragazza che dovrà rimanere a San Vittore anche la tentata rapina dello sfollagente di un vigile urbano.
I cinque sono tutti immigrati regolari, incensurati e con un lavoro stabile: le donne sono badanti mentre gli uomini sono autisti.
Sono diverse le incongruenze che emergono tra la ricostruzione dei Vigili urbani e quella degli indagati, in particolare relativamente al numero dei colpi sparati da uno o più agenti della Polizia municipale. I Vigili parlano di un colpo sparato in aria, mentre i peruviani parlano di due o addirittura tre colpi esplosi. Nella sua ordinanza il Gip Bruno Giordano giustifica comunque l'uso delle armi da parte dei Vigili, dati "il pericolo di degenerazione e di vari danni alla loro incolumità fisica a reagire con gli strumenti in dotazione - si legge nell'ordinanza - compresa la possibilità di sparare in aria per esercitare una forza dissuasiva".
La rissa tra i Vigili e i peruviani ebbe origine dal tentativo di arresto da parte di una pattuglia di un ragazzo peruviano che stava vendendo scarpe contraffatte. Le grida dell'uomo avevano scatenato l'intervento e l'ira di decine di suoi connazionali che si erano scagliati contro i Vigili urbani. L'ordinanza spiega che "in definitiva il primo intervento degli agenti sul ragazzo che vendeva scarpe non avrebbe dovuto spingere civilmente a reazioni collettive violente che evidentemente hanno trovato un loro spunto casuale". Dunque anche per il Gip non esiste alcuna premeditazione nella aggressione.