Fondi pensione al via nelle regioni e negli enti locali. Dopo oltre due anni di stallo la previdenza complementare per più di un milione di lavoratori pubblici (compresi quelli della sanità) sta per partire. Ieri il comitato di settore ha finalmente dato parere positivo all'ipotesi di accordo per la previdenza integrativa del comparto. E decisivo è stato il sì delle regioni, che hanno dato il via libera all'operazione ottenendo in cambio la possibilità di istituire o promuovere tramite strutture pubbliche (o partecipazione pubblica) i fondi regionali. L'ok di Anci, Upi e della Conferenza delle regioni presieduta da Vasco Errani era molto atteso, dopo l'accelerazione impressa nei giorni scorsi (si veda ItaliaOggi del 17/1/2007) da parte del comitato di settore della sanità e della conferenza degli assessori regionali alla salute. Un primo passo per il debutto della previdenza integrativa che tuttavia non sarebbe stato decisivo. Senza l'ok delle regioni, infatti, l'accordo non poteva essere trasmesso all'Aran. < ?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /> E il sì dei governatori non era affatto scontato. La vicenda infatti si trascina da più di due anni, e precisamente dal 7 dicembre 2004, giorno in cui è stata siglata la preintesa per l'istituzione della previdenza complementare del comparto (si veda ItaliaOggi dell'11/1/2007). L'accordo, molto dettagliato (16 articoli in cui si disciplinano tutti gli aspetti del futuro fondo negoziale, dagli organi di gestione a quelli di controllo, dalle modalità di adesione all'erogazione delle prestazioni pensionistiche), non è mai stato ratificato dalle regioni, che hanno mosso ai sindacati due richieste: lasciare inalterata la situazione previdenziale in essere per i dipendenti regionali (incentivando l'adesione al fondo senza aggravio di oneri per i governatori) e soprattutto consentire ai lavoratori aderenti al fondo di comparto il trasferimento della propria posizione presso un altro fondo istituito o promosso dalle regioni, anche in forma associata, dopo solo un anno di associazione. Molto prima, dunque, del periodo temporale (tre o cinque anni) previsto nell'accordo. E su questo punto c'è stata la rottura. Il compromesso raggiunto ieri, da un lato riconosce alle regioni la possibilità di istituire o promuovere fondi regionali tramite strutture pubbliche, o a partecipazione pubblica, e dall'altro, solo ´a fronte del concretizzarsi di tale possibilità' consente il trasferimento (con modalità che verranno definite in seguito) delle posizioni pensionistiche individuali dal fondo di comparto a quelli istituiti o promossi dalle regioni. (....omissis.......).(Riproduzione riservata, si ringrazia l'Editore per la gentile concessione) |