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IL Segretario Generale Nazionale Daniele Minichini


Targhe per le bici? In Svizzera c'è anche l'assicurazione    Stampa questo documento dal titolo: . Stampa

La targa schizza di colore il parafango. Un rettangolo, otto centimetri per cinque, sigla e anno di registrazione. È così da 70 anni in Svizzera (salvo un paio d’aggiustamenti nel design). Il battesimo della sella è una tassa. Il resto è garanzia, per polizia e ciclisti: la targa consente multe e assicurazioni, ai furti seguono indagini e risarcimenti.Altra vita. Piste ininterrotte, segnaletica, trasporti privilegiati su treni, autopostali e battelli. La Svizzera è lontana, più dei 52 chilometri che la separano da Milano. Appunto: «Prima di punire i ciclisti, i vigili vadano a fare un giro lì, per vedere come sono coccolati», s’infervorano gli amanti delle due ruote locali. Loro «dimenticati dal Comune, ignorati dagli automobilisti». E ora «avvelenati», perché qualcuno in «questa giungla» li vuole giù dai marciapiedi e identificabili in caso d’infrazioni. Magari proprio con una targa. Stile svizzero.

La propone il sindaco londinese Ken Livingstone per «addomesticare» i 650 mila bikers figli della congestion charge. E la sponsorizza il comandante dei vigili, Emiliano Bezzon.
Prima «dateci piste e stalli, togliete le rotaie inutili e coprite le buche», ribatte Eugenio Galli, presidente di Ciclobby. Poi, nel caso, «pensiamo a un registro. Che può essere utile, è vero: oggi non c’è assicurazione che faccia polizze sulle bici ». Mentre furti ne capitano, eccome. Più che in Svizzera.
 da vivimilano


Pubblicazione del: 31/07/2006
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