Lamentavano malattie inesistenti, sostenendo di non poter effettuare turni in strada. È l’accusa sostenuta nel corso dell’inchiesta su un gruppo di vigili urbani accusati di aver fatto carte false per rimanere in ufficio ed evitare traffico, smog e logoranti servizi di presidio del territorio. Accuse raccolte negli avvisi di conclusione delle indagini - indaga Luigi Gay, oggi procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere - notificati in questi giorni a ventidue «caschi bianchi» e ad un medico competente del Comune di Napoli. Poche pagine per raccontare la storia di un disservizio registrato meno di un anno fa dai vertici del comando municipale, con un’indagine interna avviata dal generale Carlo Schettini, ai vertici del comando municipale: giovani e freschi di assunzione - gli indagati apparterrebbero all’ultima leva di assunti - avrebbero presentato certificati medici posticci per attestare handicap o malattie assolutamente immaginari. Un falso messo nero su bianco - secondo il pm - che serviva a rimanere in ufficio, dietro ad una scrivania e a dribblare sistematicamente il lavoro in strada. Un’inchiesta che vede coinvolto anche un professionista nel campo sanitario - il professor Armando Masucci, dal 2003 medico competente del Comune di Napoli -. Lo specialista risponde di falso ideologico e omissione di atti d’ufficio (e non di truffa, come erroneamente riportato nei servizi comparsi il 14 e il 15 febbraio scorsi). Difeso dalla penalista Vincenza Luciano, il professor Masucci è pronto a dimostrare la propria estraneità all’inchiesta che due mesi fa, all’esito dei cosiddetti avvisi di proroga delle indagini, sollevò non poco scalpore. «Il professor Armando Masucci in sede di interrogatorio, svoltosi in Procura scelse una difesa attiva - spiega la penalista -. Non si è avvalso della facoltà di non rispondere, pur prevista dalla legge, ma ha fornito tutta una serie di elementi idonei ad evidenziare una situazione di fatto non corrispondente alla prospettazione giuridica avanzata dal titolare delle indagini. In più, al termine dell’interrogatorio, ha depositato una circostanziata memoria difensiva». E ancora: «In ordine al reato di falso ideologico, si precisa che i giudizi di idoneità espressi dal professor Masucci sono del tutto legittimi in quanto, dagli esami clinici e dalle visite sanitarie fatte, i vigili in questione risultavano inidonei a svolgere la propria mansione all’esterno, poiché siffatta circostanza avrebbe potuto aggravare situazioni patologiche già esistenti». A partire dalla notifica degli avvisi di conclusione dell’inchiesta, gli indagati hanno venti giorni per presentare una memoria difensiva o per sottoporsi ad interrogatori, in attesa di una probabile richiesta di rinvio a giudizio. l.d.g. - Il Mattino |