tratto dal sito www.asaps.it L’amaro sfogo di un operatore della Polizia Municipale a proposito di ricorsi ai Giudici di Pace
Spett.le Presidente, sono un Commissario della Polizia Municipale di una cittadina romagnola. Ho letto con sollievo l’articolo apparso sul “Centauro” che riguarda i ricorsi al Giudice di Pace. Con sollievo perché mi sento solo, come facente parte di quella parte di colleghi che si occupa di contenzioso, di fronte ad una situazione che ha assunto toni decisamente “disgustosi”. Da quando è stato istituito il Giudice di Pace, c’è stata una corrosione progressiva di quel poco di rispetto che ancora l’utente nutriva nei confronti della Polizia Municipale e delle divise in generale. Con il proprio atteggiamento da “difensore civico degli oppressi” e da “assistente sociale dei poveri automobilisti vessati”, nella migliore delle ipotesi si è ingenerato in tutti i cittadini il convincimento che la Polizia Municipale sia sempre in mala fede e voglia carpire il denaro facilmente ed ingiustamente, nella peggiore invece fa sognare tutti quelli che si divertono a “fare fessi” i pubblici ufficiali inventando le scuse più fantasiose, al limite della decenza. Siamo arrivati ad un punto in cui la gente ci dice apertamente in faccia: “scriva pure, tanto vado dal Giudice di Pace, che annulla tutto”. E come dargli torto se i 2/3 dei ricorsi proposti si risolvono con un annullamento. Con buona pace della certezza del diritto e dell’effetto preventivo e dissuasivo della sanzione. Già, il fatto che “a fare ricorso non ci si perde nulla” è un grosso incentivo. Addirittura ti danno il modulino pronto da compilare. Se a tutto ciò si aggiunge la facilità con cui si ottiene anche la sospensiva del provvedimento impugnato, tutto resta fermo, poi si vedrà tra qualche mese! E così si restituiscono in tempi da record patenti, veicoli sequestrati, fermati e quant’altro. All’udienza l’organo di polizia stradale non si presenterà, perché non ha il personale sufficiente, e così al Giudice l’utente può raccontare qualsiasi barzelletta che nessuno potrà smentirlo, con buona pace del contraddittorio. Nel solo 2006, nel mio reparto, abbiamo registrato 1.673 ricorsi, con una media, escluse le domeniche e i festivi, di 26,5 ricorsi al giorno, che si traducono in termini di udienze a cui partecipare in almeno 15 giornaliere, divise su più Giudici e spesso in contemporanea tra loro. Nel corso dello stesso periodo, ho preparato una media di 16 memorie di costituzione in giudizio al giorno, 18 se ci mettiamo anche i ricorsi in Prefettura. Altro che studio legale! Ma se i risultati venissero sarebbe comunque una fatica premiata. Fatto sta che si è costretti ad ingoiare dei rospi grossi come vitelli. Decisioni che gridano vendetta al cospetto del diritto, contro ogni logica. Pensi che una volta un Giudice, interpellato sul perché si adottasse una linea così permissiva, ha risposto che le decisioni venivano prese seguendo il cuore e non il diritto. Ricorsi inammissibili perché il verbale è stato pagato che vengono comunque esaminati e accolti. Riammissione in termini scaduti da anni. Udienze celebrate prima che ne venga data comunicazione all’organo di polizia o in orari diversi da quelli comunicati perché più comodi agli avvocati, tanto la polizia non si presenta mai. Improvvisi bisogni fisiologici giudicati “stato di necessità”. Gli utenti del comune dove opero sono un popolo di ammalati di prurito all’orecchio, maldestramente scambiato dal pubblico ufficiale come uso del telefonino! Tutti conoscono almeno un disabile con il permesso che il fatidico giorno del preavviso era stato accompagnato, e se il permesso non era esposto poco male, si vede che il pubblico ufficiale non l’ha visto, o era scivolato chissà dove.
La verità è che siamo alla parodia (*), alla completa delegittimazione della polizia stradale in tutte le sue manifestazioni. Non è il verbale che fa prova fino a querela di falso ma è la parola del cittadino che ha fede privilegiata, e il pubblico ufficiale può dire quello che vuole, non vi è certezza che dica la verità, può essersi sbagliato. È una situazione che sta provocando danni incalcolabili alla credibilità della polizia stradale e alla prevenzione. Scusi lo sfogo ma adesso sto meglio. Mail-firmata
(*) Nota: è una verità drammatica, perché, alla lunga, pagata con dolore e sofferenza umana