Gentilini contro i gay: 'Serve la pulizia etnica'
Il «SuperG» è uscito di pista con una delle sue. Da sindaco leghista («razza Piave») Giancarlo Gentilini fece togliere le panchine di Treviso per non farne ricovero di «perdigiorno extracomunitari», e voleva che ad addestrare la polizia municipale fosse un agente del servizio segreto israeliano. Pro-sindaco dal 2003, ieri ha annunciato: «Darò disposizione ai vigili di fare pulizia etnica dei culattoni», per combattere il degrado di un parcheggio cittadino. «Devono andare in altri capoluoghi che siano disposti ad accoglierli - ha spiegato il sindaco-sceriffo (secondo soprannome “autorizzato”) - qui a Treviso non c’è nessuna possibilità per culattoni e simili».
Apriti cielo: per tutto il giorno è piovuta indignazione dalla sinistra e dalle organizzazioni per i diritti degli omosessuali, ma imbarazzo o disapprovazione anche dal centrodestra. Il ministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini (Ds) ha definito «vergognose» le parole dell’ex alpino. Il verde Alfonso Pecoraro Scanio «incivili». Il ministro per la Famiglia, Rosy Bindi, ha convenuto: «Gravissime e incivili».
Il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli ha annunciato una querela per «apologia di nazismo», ma la Procura di Treviso si è chiamata fuori: «Non spetta alla magistratura intervenire su cattivo gusto e stravaganze». Il presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso è sbottato: «Basta parole di condanna, servono i fatti», e ha chiesto al ministro dell’Interno Amato, la rimozione di Gentilini. Franco Grillini leader storico di Arcigay (ora in Sinistra democratica) ha proposto un «bel kiss-in» e una «gay-street» anche a Treviso.
L’idea di una «grande manifestazione lesbo-gay-trans» in città è piaciuta a Wladimir Luxuria (Gentilini approvò il suo pestaggio da parte della polizia russa durante un gay pride moscovita). L’Arcigay Veneto ha fissato per domani, davanti al municipio, una manifestazioni alla quale hanno subito aderito anche i Radicali italiani.
Anche nel centrodestra l’uscita dello «sceriffo» è ben poco apprezzata. Dal governatore veneto, Giancarlo Galan («triste soddisfazione l’intolleranza») al capogruppo udc alla Camera, Luca Volontè («oltraggio alla decenza»). Condanna dell’azzurro Manfredi Palmeri, presidente del Consiglio comunale di Milano, per «forme di pre-violenza che indignano». Neppure la Lega ha difeso il «sindaco d’oro di Padania bella». Roberto Calderoli, lo ha rimbrottato: «Sbaglia a parlare di pulizia etnica, ma sbagliano anche i gay perché non sanno cosa si perdono». Più indulgente Francesco Storace: «Lui deve imparare a rispettare le persone, però il processo in piazza è eccessivo». Il sindaco (leghista) di Treviso, Giampaolo Gobbo, che gli deve una bella fetta della sue elezione, ha tagliato corto: «Gay o non gay, il problema non è il linguaggio di Gentilini ma il decoro pubblico». Sì perché tutto è nato dalle proteste per le condizioni di quel piazzale, luogo di incontri e scambi da un’auto all’altra.
In serata il pro sindaco ha corretto, ma di poco l’esternazione mattutina: «Io non ho nulla contro i gay, le prostitute, le lesbiche: ognuno è arbitro del proprio corpo. Non tollero però che queste esibizioni amorose, o altro, avvengano nella provincia di Treviso. Pulizia etnica quindi significa tabula rasa». Quindi rilancia proponendo la riapertura delle case chiuse, per etero e per gay: «Bisognerà trovare posti come quelli che esistevano ai tempi della mia gioventù. Io sono uno di quelli che le case chiuse le ha frequentate».