Mandati allo sbaraglio
MALATA DI AIDS FERISCE DUE VIGILI
Per aiutare uno psichiatra gli agenti erano intervenuti sulla donna in preda a un raptus. La polemica dei sindacati: «Non erano dotati di guanti antigraffio e mascherine protettive»
ENTRAMBI PADRI DI FAMIGLIA
Sono sposati e con figli i due pizzardoni che adesso sono sotto osservazioni al Policlinico Umberto I
Vigili aggrediti e feriti da una donna affetta da Aids conclamato. Vìgili che adesso ammettono di essere in ansia per lo loro salute. Lo saranno per altri sei mesi, fino a quando gli specialisti del dipartimento di Malattie infettive dell'Umberto I non porteranno a termine la profilassi volta a garantire la loro immunità. Ci vorranno sei mesi e comunque, per ora, nessuno dei medici dell'ospedale si e voluto sbilanciare nelle rassicurazioni.
L'episodio si è verificato ieri mentre gli agenti stavano svolgendo una delle loro mansioni meno conosciute della polizia municipale: l'assistenza quotidiana al servizio di pronto intervento psichiatrico in caso di emergenza. Per realizzarla ogni giorno, a turno tra i venti gruppi, una squadra è a disposizione. Ieri non faceva eccezione. È passato da poco mezzogiorno quando alla squadra di pronto intervento arriva una telefonata. È lo psichiatra che chiede aiuto: una donna che deve essere sottoposta al trattamento sanitario obbligatorio - quello previsto dalla legge 180-oppone resistenza. Poco dopo, sono le 12,30 ì due agenti in pattuglia del 19° gruppo, arrivano In via Degli Apuani, nel cuore di San Lorenzo. In strada trovano l'ambulanza e il medico che parla subito chiaro: «È una signora minuta. Ma è in preda a una crisi di nervi, un vero e proprio raptus. Ed è malata di Aids, perciò attenzione». I due vigili salgono su fino all'ottavo piano. La porta è aperta, l'appartamento completamente sotto sopra. Sul pavimento oggetti di ogni tipo. La donna, che ha 51 anni, l'ha utilizzati come armi contro chiunque provasse ad avvicinarla. In un angolo della sala c'è lei. Nuda, a parte gli slip e un paio di occhiali da sole. I vigili non hanno, la loro attrezzatura non lo prevede, né mascherine a protezione degli occhi, né guanti di gomma. Per la paziente è facile cominciare ad aggredire. Tira qualunque oggetto le capiti sotto mano. Gli agenti si avvicinano e lei gli sputa addosso diverse volte. Poi arrivano calci, pugni e graffia. Li insulta. E dopo averli feriti li minaccia: «State tranquilli che tanto ho l'Aids e adesso ce l'avete anche voi». Alla fine i due vigili riescono a immobilizzarla. Ma non senza riportare escoriazioni. Finalmente il medico riesce a praticare alla donna un'iniezione di calmante.
Ora tocca di nuova agli agenti salire sull'ambulanza e portarla al pronto soccorso. Qui anche loro si faranno visitare. Le loro ferita saranno considerate guaribili in quattro giorni. Ma la paura resta per i due vigili che sono entrambi padri di famiglia. La profilassi e i prelievi saranno svolti da oggi, perché ieri, alle 13, il centro per le Malattie infettive era già chiuso.
Sibillino il commento del comandante del I gruppo Angelo Giuliani: «I ragazzi hanno fatto il loro dovere e spero che tutto si risolva per il meglio».
Decisa, invece, la reazione dei sindacati. Dice Elisabetta Daidone, segretario romano aggiunto del Sulpm «Questo episodio riporta all'ordine del giorno il tema della organizzazione dei servizi della polizia municipale di Roma, e di come sia scarsamente considerata la tutela della salute del personale». Nessun addestramento viene svolto sugli agenti per abituarli a gestire situazioni con malati psichiatrici. Mancano inoltre lutti i dispositivi di sicurezza (mascherine e occhiali protettivi, distanziometri, guanti). «Adesso», continua Daidone «due famiglie sono in apprensione e ci resteranno per tutto il tempo necessario all'espletamento degli accertamenti per la profilassi Hiv e al danno si unisce la beffa: nel periodo di assenza perderanno anche il 30% del loro stipendio perchè legato la presenza. Mi auguro che il Campidoglio si renda finalmente conto di quanto complesso e delicato è il nostro compito istituzionale e quanto sia necessario dotarlo di tutti gli strumenti indispensabili In questo caso, se gli operanti fossero stati dotati del distanziometro e guanti antitaglio, si sarebbe potuto evitare il contatto diretto».
Fonte: Libero-news