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Roma, Ztl: la Procura indaga sulle date di 103mila multe    Stampa questo documento dal titolo: . Stampa

MULTE Ztl, la Procura chiede il rinvio a giudizio per un alto funzionario del Comune di Roma. Pesantissime le accuse: falso ideologico e materiale in atti pubblici e abuso d’ufficio. Alla base vi sarebbe la falsificazione della data di accertamento di oltre centomila infrazioni rilevate dal famoso-famigerato «sistema Iride», la rete di telecamere che gestisce i varchi elettronici intorno alla zona a traffico limitato. Obiettivo, quello di evitare la scadenza dei termini di notifica.
L’INDAGINE, delegata dal pm Lasperanza a carabinieri e vigili urbani, potrebbe avere come effetto collaterale anche l’apertura di un’inchiesta da parte della magistratura contabile, visto che gli atti sono stati trasmessi alla Corte dei Conti. Non solo. Ulteriore effetto domino della vicenda potrebbe essere l’arrivo di una valanga di ricorsi.

di ALFREDO VACCARELLA

DATE falsificate per evitare la decorrenza dei termini. E impedire che le multe, la bellezza di 103 mila infrazioni rilevate dall’allora neonato sistema Iride, finissero nel cestino, facendo fare peraltro una pessima fugura alla ztl da poco istituita. Correva l’anno 2001. Certo da allora ne è passata, di acqua, sotto i ponti del Tevere. Probabilmente tanta quanta il fiume d’inchiostro versato per raccontare vizi e virtù dei varchi elettronici della zona a traffico limitato della Capitale. A margine delle polemiche, l’inchiesta della Procura, sotterranea, silenziosa, fra tecnici sentiti, testimoni escussi e montagne di carta passate al setaccio. Fino al colpo di scena della fine dell’anno scorso, pochi giorni fa: la richiesta di rinvio a giudizio per un alto funzionario del Comune di Roma, all’epoca responsabile di tutto il meccanismo amministrativo. Pesantissime le ipotesi di reato formulate dal sostituto procuratore Carlo Lasperanza: falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici; falsità materiale; abuso d’ufficio. Il tutto aggravato dal fatto di aver agito con più azioni esecutive d’un medesimo disegno criminoso: quello di far incamerare al Comune i soldi di oltre centomila verbali che altrimenti sarebbero finiti in prescrizione. Non solo. Ad aggravare ulteriormente la posizione del funzionario, anche il fatto di aver «forzato la mano» del personale della polizia municipale alle dipendenze del suo ufficio nonostante il parere negativo espresso dal prefetto del tempo, Emilio del Mese, e «il diniego da parte dei competenti uffici della Polizia Municipale» a notificare i verbali. Rifiuto peraltro allegramente aggirato utilizzando, al posto dei vigili, il servizio postale. Con quei «maggiori oneri» per le casse comunali che hanno comportato, oltretutto, la trasmissione degli atti da parte della Procura ai magistrati della Corte dei Conti. Secondo il pm, in sostanza il dirigente comunale avrebbe impartito ai responsabili della società che gestiva il software Iride direttive molto precise: modificare la data del giorno di visione del fotogramma scattato dai varchi elettronici, dunque la data dell’accertamento dell’infrazione, spostandola in avanti in modo da non far decorrere per il Comune i termini della notifica, i classici 150 giorni previsti dalla legge. E dire che a scatenare tutta l’indagine, delegata dal magistrato ai carabinieri del Nucleo Operativo di via In Selci e ai vigili urbani, era stato nel 2002 il ricorso di un privato al giudice di pace. La parte aveva fatto presente che l’infrazione, rilevata nel novembre 2001 dalle telecamere, era stata invece accertata dal vigile il primo gennaio 2002 e quindi notificata il 24 maggio seguente, come emergeva chiaramente dal verbale. Un’argomentazione tanto convincente che il giudice di pace, il dottor Bonomano, aveva ritenuto di trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica. È stato quel granellino ad aprire la falla nella diga del sistema Iride. Insieme alle conferme successive di un teste sentito dal sostituto procuratore: un tecnico che ha poi raccontato di essersi visto chiedere dai funzionari capitolini di inserire nel corpo dei verbali la voce «Data di accertamento», differenziandola da quella di rilevamento. A conclusione dunque la richiesta di rinvio a giudizio sulla quale il gip deciderà nei prossimi giorni ma che parrebbe quasi scontata: il dirigente comunale infatti non avrebbe neppure presentato memorie difensive. A lungo termine però lo scenario che si prospetta sembra ancor più inquietante, tale da mettere in discussione tutto l’attuale assetto di Iride e della ztl. Non è chiaro se la discrepanza fra «rilevamento» e «accertamento» sia stata sanata. Se così non fosse si aprirebbe la strada a un uragano di ricorsi tale da spazzare via l’intero ufficio contravvenzioni.


Pubblicazione del: 05/01/2007
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