Per oltre quattro ore – fra comandanti delle Polizie Locali di una trentina di Comuni emiliano-romagnoli, toscani e liguri – il confronto è stato serrato: come comportarsi se un cittadino, multato, gira di nascosto un video e lo passa su YouTube magari postando frasi volgari? Cosa fare davanti alle pesanti offese, agli stereotipi, ai pregiudizi che girano sui social media a proposito del lavoro di quelli che ancora in molti chiamiamo “vigili urbani”? Le amministrazioni locali e gli stessi corpi di Polizia Locale devono attrezzarsi per combattere “le calunnie” sui social network? Devono utilizzare le tecnologie per far conoscere il lato positivo del loro lavoro? La risposta è si.
A fare da pretesto, a Modena presso la Scuola Interregionale di Polizia Locale (SIPL, l’unica scuola italiana fra più Regioni nella formazione delle polizie locali), la presentazione di un libro scritto da Francesco Pira, docente all’Università di Messina, e dalla formatrice emiliana Samantha Gamberini.
Con il titolo “La polizia locale e la comunicazione sul web” (Maggioni Editore) il volume nasce – precisano gli autori – dalla “esigenza di approfondire un argomento spesso trascurato: la presenza o l’assenza, l’efficacia o l’inefficacia di strategie comunicative sul web e, in generale, sui media, utilizzate dai diversi enti per comunicare le polizie locali”.
I lavori sono stati aperti da Cristina Preti, presidente della SIPL (la scuola, molto attiva nella formazione professionale, è sostenuta da tre Regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Liguria. La presidenza è a rotazione fra rappresentanti delle tre Regioni).
Insieme al volume è stata anche presentata una ricerca (“La comunicazione esterna della polizia Locale”) curata da Samantha Gamberini, in marzo e aprile scorsi, fra operatori delle Polizie Locali delle tre regioni.
L’84% di questi ritiene che i cittadini non abbiano una buona conoscenza sui compiti delle polizie locali: ma a non conoscere ciò che fanno i corpi di polizia locale sono anche, per comandanti e agenti, gli stessi amministratori locali (solo il 9% dei vigili sostiene che sindaci e consiglieri comunali conoscano bene le tante attività svolte ogni giorno dai vigili).
Il 44% degli operatori ha molto da dire sul fatto che i siti web delle rispettive amministrazioni siano funzionali a fornire una buona immagine della polizia locale. Il 45% vorrebbe una pagina facebook, un account twitter o un canale youtube dedicato alla polizia locale. Solo il 18% è soddisfatto del rapporto con la stampa e sale al 75% la percentuale dei vigili che almeno qualche volta hanno pensato che alla propria amministrazione interessasse davvero poco l’immagine della polizia locale. E ben 47 operatori su 100 confessano di aver pensato di postare qualcosa, in dibattiti su internet, per difendere l’immagine della polizia locale.
Dal convegno di Modena anche una suggestione: trovare un Terence Hill che sul piccolo schermo possa fare, per la Polizia locale, ciò che l’attore, smessi i panni di “don Matteo”, ha fatto per il Corpo Forestale dello Stato interpretando il “forestale Pietro”. O trovare un Gigi Proietti capace di vestire i panni di un “maresciallo Rocca” dei vigili urbani. O un Luca Zingaretti per declinare il Commissario Montalbano nelle divise dei “vigili urbani”. Rai Fiction e Lux Vide sono avvertiti …