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PER INSERIRE IL PROPRIO ANNUNCIO DI MOBILITA' SU LIPOL.IT e FACEBOOK
comunicare : nome e cognome, posizione professionale, profilo professionale, gli enti di partenza e destinazione, telefono e/o mail, note particolari (ogni singolo annuncio, rimarrà visibile online per circa 12 mesi dalla data d'inserimento) Inoltre per i soli colleghi iscritti al nostro sindacato, che ne facciano richiesta, prestiamo piena assistenza nella ricerca della mobilità (anche attraverso i nostri referenti sui territori) e per tutto l'iter burocratico. Si prega tutti coloro che abbiano ottenuto la mobilità, di darne comunicazione per cancellare la richiesta. Si ringrazia per la fattiva collaborazione IL Segretario Generale Nazionale Daniele Minichini
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INFO SINDACALI 1 |
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NETWORK NAZIONALE PER LA PREVENZIONE DEL DISAGIO PSICOSOCIALE NEI LUOGHI DI LAVORO
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Il mobbing esplode in Italia alla fine degli Anni 90. In realtà segnali di attenzione c'erano stati anche prima: la ricerca che l'ISPESL aveva condotto con la Clinica del lavoro di Milano, gli studi di Harald Ege, fino ad una proposta di legge, un paio di articoli stringati, che prevedeva per il mobber sanzioni penali. Ma tutto era passato sotto silenzio, finché i media non si sono appropriati del fenomeno e il mobbing è diventato patrimonio della gente.
A quel punto si sono attivati tutti gli stakeholders, come mai prima di allora si era visto nei confronti di una sindrome organizzativa. Sono sorti i primi centri d'ascolto e le associazioni tra mobbizzati; si sono attivati i sindacati e le istituzioni. Le aziende sanitarie e le università, sul modello della Clinica del Lavoro Luigi Devoto, hanno costituito centri clinici antimobbing, piccole isole sparse lungo il territorio nazionale. Nel tempo ci si è accorti che:
le persone vagavano da un centro all'altro collezionando i "certificati" delle diverse strutture senza conoscerne l'utilizzazione più appropriata, peraltro producendo un aggravio dei costi sanitari. Una ricerca del Centro di Osservazione del Disagio Lavorativo della ASL di Pescara, sulla soddisfazione del servizio erogato, ha evidenziato che circa il 70% dei certificati rilasciati è usato in sede legate o per il riconoscimento di malattia professionale, gli altri rimangono praticamente inutilizzati; ogni centro operava isolatamente sia rispetto agli altri centri clinici che alle imprese e alle strutture del territorio diversamente competenti in materia di salute e di sicurezza del lavoro. Limitandosi di fatto a produrre diagnosi e talvolta ad offrire terapie, ma senza poter verificare le cause occupazionali riferite dai soggetti; il mobbing, che pure aveva stimolato l'apertura del centro, di fatto rappresenta circa il 30% della domanda sociale che, al contrario, ha fatto emergere forme di vario mal-essere presente all'interno delle organizzazioni e altrimenti trascurato. Un mal-essere che trova attenzione soltanto se veicolato attraverso il percorso a volte del tutto incongruo del mobbing, ma che più propriamente afferisce al capitolo del rischio psicosociale di cui il mobbing è certamente il fenomeno più noto; nonostante il richiamo della Corte de L'Aja e la Legge n.39/2002 che obbliga i datori di lavoro a procedere alla valutazione di tutti i fattori di rischio, ivi compreso quello psicosociale, in Italia manca ancora una strategia condivisa che collochi il nostro Paese alla pari con i partners dell'Unione Europea che ormai hanno maturato significative esperienze in proposito. Per queste considerazioni, l'ISPESL, nell'ambito delle proprie finalità istituzionali e per l'esperienza acquisita in anni di attività dal Laboratorio di Psicologia e Sociologia del Lavoro, ha proposto ai centri clinici pubblici che afferiscono cioè al Sistema Sanitario Nazionale (SSN), la costituzione di un network con l'obiettivo di ottimizzare le risorse e tentare di dare una risposta alle diverse esigenze così come si sono andate palesando in questi ultimi anni .
Grazie alla collaborazione di tanti operatori della prevenzione, nel 2007 è nato il Network Nazionale per la Prevenzione del Disagio Psicosociale nei Luoghi di Lavoro, una struttura che opera in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, pur nel rispetto delle singole autonomie professionali e caratteristiche locali. Il Network condivide il protocollo diagnostico e la procedura operativa che, con il consenso del soggetto coinvolge l'impresa tramite il medico competente e il responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, e, ove del caso, nel rispetto della normativa vigente, le strutture di vigilanza territoriali.
Pur muovendo dal caso singolo e spesso dal disturbo conclamato, la finalità del Network è quella di promuovere all'interno delle imprese misure idonee di prevenzione e di promozione di più elevati standard di salute e di benessere organizzativo, nonché mettere a punto una strategia italiana che consenta di confrontarsi in Europa sulle modalità di gestione di questa categoria di rischio, psicosociale, ormai "emerso".
Possono rivolgersi ai diversi centri tutti coloro che necessitino di una valutazione clinica dello stato di salute e della condizione occupazionale, secondo le modalità previste presso le diverse strutture di seguito elencate. Il costo, ove richiesto, è quello previsto dal SSN.
(info: emanuela.fattorini@ispesl.it) www.ispesl.it
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